ROGGERO E DI CANIO INCANTANO AL CIRCOLO PARLANDO DI PREMIER LEAGUE

Data Evento: 
Giovedì, Dicembre 5, 2019 - 19:00

Un paio d'ore a lezione da Nicola Roggero, autore di "Premier League - Il racconto epico del calcio più entusiasmante di tutti i tempi" (Rizzoli Libri, pagg. 336, 18 euro), e Paolo Di Canio. A stuzzicarli il caporedattore della rivista "Contrasti" Leonardo Aresi. Nella nutrita platea tanti volti giovani. Attenti, competenti, curiosi. La presentazione di un libro che si fa racconto affascinante, tutto da seguire e da custodire gelosamente. E' successo ieri sera, in un Circolo Canottieri Roma diventato per l'occasione teatro di una grande rappresentazione. Gli attori, ossia i protagonisti della Premier League, tutti racchiusi tra le pagine scritte in uno stile tra l'aulico ma anche il disincantato.

Tra il pubblico, anche l'ex velocista Stefano Tilli, amico e collega di Roggero, voce dell'atletica A fare gli onori di casa il consigliere alle Manifestazioni del club ospitante, Edmondo Mingione, che ha poi passato la palla ad Aresi e Roggero. "Un libro sulla Premier League? Un'idea grandiosa - ha commentato l'autore, che racconta il massimo campionato di calcio inglese dai microfoni Sky - perché parla di un campionato fantastico, una storia lunga 131 anni. E se dopo tutto questo tempo siamo ancora qui a parlarne, ed entusiasticamente, una ragione ci sarà".

Le ragioni, ossia quei protagonisti, sono tante. Da William McGregor, creatore del primo campionato inglese, al tecnico dell'Arsenal dal '24 al '34 Herbert Chapman "che rivoluzionò quel gioco fino a quel momento a dir poco spregiudicato, visto che prevedeva due difensori, tre centrocampisti e cinque attaccanti. Creò allora un modulo con tre difensori, quattro centrocampisti e tre attaccanti, un 3-2-2-3 che sarebbe passato alla storia come WM". E ancora Stanley Matthews, che lasciò il calcio giocato alla veneranda età di 50 anni.  Menzionando anche quella certa aria di superiorità tipica british ostentata quando il mondo conosceva per la prima volta Campionati del mondo e Coppacampioni.

Storie belle e storie strazianti, come quella dell'incidente aereo a Monaco di Baviera del 1958 in cui morirono otto calciatori e tre componenti dello staff del Manchester United. Oppure la questione Hooligans che, a seguito della drammatica finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 1985 all'Heysel di Bruxelles, in cui morirono trentanove tifosi italiani, comportò la messa al bando delle squadre inglesi dalle coppe europee per cinque anni. Sei per lo stesso Liverpool. "Quello degli Hooligans fu un fenomeno sorto a fine anni '60. E francamente ho sempre trovato difficile associarlo a realtà sociali ben precise. Parliamo semplicemente di vere e proprie bande criminali".

"Last but not least" tra i personaggi, appunto, l'ex attaccante Paolo Di Canio, che ben conosce il calcio inglese per aver militato nello Sheffield Wednesday, nel West Ham e nel Charlton e allenando poi lo Swindon Town e il Sunderland. Definizione di Roggero: "Il cittadino romano che ha avuto più successo in Inghilterra dai tempi di Giulio Cesare". "E' davvero strano che oggi mi ritrovi qui, visto che all'inizio Nicola lo volevo solo ammazzare - la 'rivelazione' dell'ex calciatore aprendo la sua inesauribile miniera di aneddoti - Anno 1998, quel famoso Sheffield Wednesday-Arsenal, intervenii dopo un fallaccio di Vieira a un mio compagno di squadra ma per dividerli. Nicola, invece, che curava la telecronaca, disse che quanto avevo fatto era inqualificabile e che tutti si sarebbero aspettati altro da me. Acqua passata, oggi siamo grandi amici e ritengo che lui sia un grande narratore che i ragazzi dovrebbero seguirlo".

"L'esperienza in Inghilterra non la dimenticherò mai. Appena arrivai mi innamorai di tutto di quel mondo. Che ne so... magari nella mia vita passata sono stato un barbaro". Splendido il racconto del post partita contro l'Everton quando, sull'1-1 e a porta spalancata, Di Canio fermò il pallone con le mani per richiamare l'attenzione sul brutto infortunio occorso al portiere avversario. "Ritenni che fosse la decisione più giusta. Quelli dell'Everton, giocatori e tifosi, mi applaudirono e si complimentarono. Nello spogliatoio del mio West Ham, invece, le cose furono un po' diverse. Stuart Pearce mi tirò anche il sacchetto del ghiaccio in testa. Era un bel po' arrabbiato. Dopo però si complimentò anche lui".

Battute a parte, tanta malinconia per l'ex calciatore, anche quando si è trovato a parlare di alcuni stadi-tempio della Premier League recentemente abbattuti o ricostruiti per le Olimpiadi di Londra del 2012 o, più semplicemente, per ragioni di sponsor. "Tra la carriera di giocatore e quella di tecnico ho trascorso lì undici anni meravigliosi". Per non parlare dell'ambiente: "Prendete i cori sugli spalti. Lì, su dieci, hai nove cori per la tua squadra e uno contro la squadra avversaria. Qui accade l'esatto contrario". Ecco, questa, forse, è la lezione più importante.   

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